domenica 13 dicembre 2009

il gigante e lo squaletto

ciao padre,
quante volte avrei voluto parlarti, stringerti. quando seduto su quel divano, fissavi il vuoto dei ricordi.

quante volte avrei voluto dirti che non sono una donna abbastanza coraggiosa da mostrarti tutto il mio amore. e forse non sono affatto una donna.

ci hanno sempre paragonato ad un side-car: io-piccola, attaccata a te come uno squaletto che non può far male, nascosta dietro alle tue spalle possenti e riparata dal calore delle tue mani. e tu-sai quanto io odi il freddo.

non serve più parlarci e quando accade mi scoppia il cuore, così come l'altro giorno. avevi ragione.
è che non perderò mai il vizio di nascondere le mie debolezze mostrando nervosismo, freddezza, fastidio.

ma tu la sai la verità, che più amo e più soffro, più stai male e più odio.

quando fissi quel vuoto, mi viene naturale ricordare la tua goffa caduta su quel miracoloso ed inatteso manto di neve. e ricordo l'odore inebriante dei cornetti caldi caldi che mamma amava affogare nello zucchero a velo. ricordo i racconti delle dis-avventure lavorative - ah, che divertimento! - li attendevo con ansia, morbosità, erano tutti nostri, quei cavolo di racconti!

e poi ricordo quella chiamata di notte e la tua dignità da gigante incrinato, quell'incredulità di fronte ad una vita che sembrava divertirsi a snocciolare le nostre certezze con l'irriverenza di una scimmietta da circo.

e quella volta che hai finto di aver dato una capocciata colossale alla serranda del terrazzino?! mio dio, che grasse risate!
uh, la frenata da voltastomaco perchè "stava attraversando la strada una formica"?! quella te la ricordi?!

ti ho emulato spesso.
e devo confessarti che una volta, per fare la stupida, l'ho data per davvero una capocciata ad una serranda, quella di un bar. sicuramente avrò investito qualche formica, ma ti giuro che ci ho fatto attenzione!

no, non parlare, che tanto io e te ci capiamo.
perchè tu sai che dietro alle mie spalle c'è una montagna che si diverte a giocare a nascondino dentro l'oceano dei nostri ricordi.

ti voglio bene, padre.

Ilenia


questo "racconto" non è da considerarsi necessariamente autobiografico.
in ogni caso: ti voglio bene, papà.



di ILENIA VOLPE

1 commento:

Aeffe ha detto...

Ogni parola sarebbe superflua.
Solo per dirti "l'ho letto".
:)